Come si evince dall’etimologia del termine, la fitoterapia utilizza le piante a scopo curativo.
Complementare alla farmacologia classica, la fitoterapia sfrutta la totalità o solo parti dell’arbusto, quali foglie, radici, fusto e frutti, dove è presente una maggiore densità di zuccheri, olii essenziali e flavonoidi, vale a dire principi attivi responsabili dell’attività lenitiva.
I sostenitori di questa medicina alternativa definiscono la pianta farmacologica come ‘fitocomplesso’.
In altre parole, l’effetto terapeutico del vegetale è direttamente proporzionale all’elevate sinergia tra i suoi singoli componenti.
Questa visione rende il tutto, cioè il fitocomplesso, terapeuticamente superiore alle frammentate sostanze in esso individuate.
Nel caso del comune raffreddore, l’intervento fitoterapico interviene su due binari differenti.
Da un lato stimola le difese immunitarie per contrastare l’infezione, dall’altro si focalizza sulla cura di sintomi come rinorrea, tosse e mal di gola.
In questo senso, tra le piante immunostimolanti ricordiamo ad esempio tiglio, pioppo, salice, thè, aloe, aglio, pappa reale e liquirizia, il cui sapore rende sicuramente meno amara la convalescenza.
È opportuno, inoltre, sottolineare come la stessa Organizzazione Mondiale per la Sanità abbia definito delle linee guida per la valutazione di efficacia e sicurezza delle piante medicinali.