Il raffreddore, una malattia che ha colpito l’uomo fin dall’antichità, ma la cui causa è stata identificata solo nel 1950.

Il papiro egiziano Ebers, il più antico testo di medicina esistente, scritto prima del XVI secolo a.C., presenta la più arcaica descrizione dei sintomi e consiglia vecchi trattamenti ancora oggi efficaci.

Per esempio, già nel Medioevo, Ildegarda di Bingen (1098-1179), una celebre religiosa, per curare bruciori alla gola, mal di testa e tutti i sintomi del comune raffreddore, suggeriva l’assunzione di Tanacetum vulgare nelle zuppe, nelle torte o con la carne.

Ma quando si è cominciato a parlare di raffreddore?

E a cosa deve il suo nome questa malattia? Il nome “raffreddore ” è stato coniato nel XVI secolo e deve la sua definizione al freddo. Infatti, prima ancora che fosse scoperto il suo virus (rhinovirus) si confondevano i sintomi dell’uno e dell’altro per la loro somiglianza.

La svolta, si diceva, avvenne a metà del secolo scorso. La Medical Research Council la CCU (Common Cold Unit) istituitì nel 1946 in Gran Bretagna una commissione di ricercatori che, già dieci anni dopo, nel 1956, trovarono nel rhinovirus la prima spiegazione del raffreddore.

Ci son voluti altri 16 anni quando e nel 1970 sempre la CCU riuscì a dimostrare in laboratorio che una protezione che ci garantisca di sfuggire agli effetti più fastidiosi della malattia è il trattamento con interferone, durante la fase di incubazione dell’infezione da rhinovirus . Questo fu il solo trattamento di successo proposto dal gruppo nella sua storia che già nel 1989, non appena mise a punto l’utilizzo di losanghe di gluconato di zinco per la battaglia al rhinovirus, dovette chiudere la sua prima unità.